Le carni processate, quali pancetta, salsicce e salumi, sono oggetto di un’ampia analisi condotta dall’Università di Oxford.
Secondo quanto rilevato dallo studio sulle carni processate un consumo equivalente a 50 gr di carni processate influirebbe sul rischio di contrarre malattie cardiache per un buon 18%.
Lo studio, nel dettaglio, ha indagato proprio sul legame tra salute cardiaca e consumo di carni processate.
Il consumo di carni lavorate risulterebbe rischioso per l’elevato contenuto di sale, un fattore scatenante per la malattia coronarica.
Lo studio di Oxford conferma i risultati ottenuti da uno studio precedente e pubblicato dalla rivista BMC Medicine.
In questo studio precedente erano state analizzate 474.985 di cartelle cliniche di pazienti britannici di mezza età e si raggiungevano le stesse evidenze scientifiche, ovvero come consumo di carne rossa favorisse l’insorgenza anche di bronchiti e polmoniti.
I partecipanti alla ricerca dichiaravano un consumo di carne rossa dalle due alle tre volte a settimana.
Questo largo consumo di carni lavorate ha rilevato caratteristiche comuni nelle persone che hanno partecipato alla ricerca e le medesime risposte dell’organismo.
Un dato che ha spinto verso la proposta, da parte dei ricercatori, di imporre una tassa sulla carne, una meat tax affinché si facesse fronte alle spese sanitarie adeguate alla situazione.
Risale al 2015 la dichiarazione dell’Oms in merito alle carni processate per cui le definiva cancerogene.
Giungono anche commenti da esponenti del World Cancer Research Fund per cui, come riporta la stampa, sarebbe importante lanciare nuove campagne di sensibilizzazione rispetto alla necessità di una riduzione del consumo di carne rossa perché le evidenze scientifiche parlano di rischi concreti che mettono in pericolo la salute delle persone.
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