Uno studio per capire meglio come limitare gli effetti del jet lag e come ridurre i sintomi durante e dopo il volo, è stato condotto su tre voli prova diretti, in partenza da Londra e da New York con destinazione Sidney, della durata di 20 ore circa.
L’analisi, prima nel suo genere, è stata realizzata dalla Compagnia aerea australiana Qantas in collaborazione con un team di ricercatori del Charles Perkins Centre dell’Università di Sidney e ha coinvolto 48 persone tra passeggeri volontari e membri dell’equipaggio sul volo diretto più lungo del mondo.
Durante il volo, secondo uno schema completamente diverso rispetto ai voli tradizionali, per comprendere meglio come funziona il jet lag e come ridurre i sintomi sull’organismo, i partecipanti sono stati dotati di dispositivi tecnologici per osservare le onde cerebrali, i livelli di melatonina e lo stato di vigilanza.
Riprogrammati anche i tempi dei pasti e i cibi offerti a bordo, pensati apposta per allineare l’orologio biologico e i ritmi sonno-veglia in base al fuso orario del Paese di destinazione.
Per favorire il sonno, nel menù sono stati proposti cibi tra cui pesce e pollo abbinati a carboidrati a rapido assorbimento e dessert a base di latte, mentre per le fasi di veglia sono stati offerti alimenti speziati con del peperoncino, cioccolato e bevande con caffeina.
Anche l’illuminazione è stata studiata per facilitare l’adattamento al fuso orario di destinazione, con diverse tonalità di colore per ogni fase del volo (fototerapia).
Inclusa nel programma inoltre, una sessione dedicata al movimento: ad intervalli regolari infatti, i partecipanti guidati dal personale di bordo, hanno svolto sessioni di stretching all’interno dell’aereo.
Al termine dei voli di prova, dunque, i volontari hanno riferito una diminuzione dei sintomi legati al jet lag, una migliore qualità del sonno in volo e migliori prestazioni cognitive nei due giorni successivi al viaggio. Secondo i ricercatori australiani, inoltre, lo studio ha come obiettivo promuovere anche un’attenzione maggiore al benessere del passeggero e del personale di bordo durante i voli a lunga percorrenza.
Nei voli tradizionali a lungo raggio infatti, attualmente, vengono seguite procedure standard e può succedere che, al termine del viaggio, c’è chi fatica a ristabilire il proprio equilibrio una volta giunto a destinazione, accusando stanchezza, nausea, mal di testa e spossatezza.
“L’entità dei disturbi che si potrebbero sperimentare – spiega il professor Luigi De Gennaro, docente ordinario di psicobiologia, psicologia fisiologica e disturbi del sonno presso l’Università La Sapienza di Roma e segretario dell’Associazione Italiana di Medicina del Sonno – dipende da numerosi fattori: in primis la direzione del volo, visto che le conseguenze del jet lag sono ampiamente maggiori quando si vola verso est rispetto all’ovest, il numero dei fusi orari attraversati, la durata complessiva del volo e l’ora di arrivo nella destinazione finale, oltre alle caratteristiche del proprio sonno e del proprio ritmo sonno-veglia prima di partire”.
È utile dunque capire come affrontare gli effetti del jet lag e come ridurre i sintomi rapidamente: “è possibile, oltre alla fototerapia, assumere la melatonina quando si programma il primo sonno nella località di arrivo e nei primi giorni è bene non prevedere un numero eccessivo di attività; vanno anche evitati alcool e caffeina”. Consiglia ancora il professore. “In generale, le conseguenze del jet lag hanno breve durata e si dissipano dopo alcuni giorni nella nuova località”.
Nunzia Farro