Insonnia: cause e rimedi
Il filosofo Cartesio collocava l’anima nella ghiandola pineale o epifisi, che, come sappiamo oggi, produce l’ormone della melatonina responsabile dell’equilibrio dei ritmi veglia e sonno.
Proprio la melatonina, o meglio i suoi recettori, sono stati oggetto di uno studio, pubblicato sulla rivista Nature, guidata dall’Università della California Meridionale (Usc) che ci delucida sui meccanismi che regolano il sonno.
Questi interruttori della “buonanotte” sono stai mappati per la prima volta in 3D e nella ricostruzione dei recettori MT1 e MT2 grazie al laser a raggi X dello Slac National Accelerator Laboratory, si sono ottenute centinaia di migliaia di immagini di molecole e atomi in movimento, che messe insieme hanno ricreato la struttura dei due recettori in 3D.
Lo studio sarà utile ai fini di farmaci sempre più specifici e con meno effetti collaterali per studiare l’insonnia.
L’insonnia, riguarda circa il 41% della popolazione con la sindrome delle apnee in sonno, di cui soffrono circa 2 milioni di italiani, è uno disturbi più diffusi che colpisce soprattutto donne e anziani.
L’insonnia, che nel 70% dei casi tende più a cronicizzare, è quella che si manifesta con frequenti risvegli nel corso della notte.
È indubbio che l’attuale situazione d’emergenza per il nuovo coronavirus destabilizzi la maggioranza della popolazione con forti ripercussioni sulla quantità e sulla qualità del sonno.
Attenzione: anche episodi brevi di insonnia acuta possono diventare cronici.
Il neurologo Pierluigi Innocenti, fondatore dell’Associazione scientifica italiana per la ricerca e l’educazione nella medicina del sonno (Assirem), spiega all’ Agi proprio come “in questo stato d’allarme è difficile riuscire a prendere sonno e quando ci si riesce si può soffrire di frammentazione, cioè di frequenti risvegli”.
Che cos’ è l’insonnia?
L’insonnia si manifesta come una difficoltà persistente nel tempo ad iniziare e mantenere costante il sonno ed è caratterizzata da risvegli precoci e più specificamente da un sonno che non ristora lasciando, in generale, alcuni disagi diurni quali la sonnolenza e un diffuso malessere.
Ristabilire l’orologio biologico e, quindi, i ritmi e l’equilibrio tra sonno e veglia è fondamentale per affrontare la giornata poiché soltanto il riposo può determinare uno stato di benessere fisico.
Il disturbo non va sottovalutato perché con il tempo può diventare cronico e mettere a rischio la salute.
I danni della privazione di sonno sono numerosi, primo fra tutti la depressione.
Per fare in modo che il sonno sopravvenga in modo del tutto naturale possiamo seguire alcune piccole regole, la prima senz’altro quella di evitare la siesta e i pisolini pomeridiani.
Gli studi ci dicono, infatti, di evitare il pisolino durante il giorno e di non andare a letto presto per ristabilire il ritmo giusto.
Evitare, inoltre, di lasciare luci accese, perché possono influire sui livelli della melatonina e sul ritmo circadiano che consiglia di usare solo luci soffuse e rasserenanti.
Non fissare un’ora per la sveglia perché provoca ansia. No anche alla tv nel cuore della notte
Si alla musica.
L’Assirem, associazione italiana per la ricerca nella medicina del sonno, ha pubblicato un recente studio sulla connessione tra musica e sonno.
In pratica, addormentarsi con la musica è uno stratagemma ampiamente utilizzato per conciliare il sonno.
Plos One ha pubblicato uno studio inglese che lo dimostrerebbe.
Per dire esiste una ninna nanna anche per adulti.
Più di sei persone su 10 usano infatti la musica per cercare di addormentarsi, musiche concilianti ovviamente. In totale, il 62% degli intervistati ha riferito di usare la musica per prepararsi a dormire.
“La perdita di sonno – spiegano i ricercatori dell’ateneo inglese- è un problema diffuso che porta a gravi conseguenze fisiche ed economiche, e la musica potrebbe servire come un aiuto per dormire alquanto economico e non di tipo farmacologico”. Dall’Università di Sheffield precisano come si sia trattato del «più grande sondaggio sull’uso quotidiano della musica per il sonno»