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Assistenza alimentare nelle RSA. La denuncia

L’assistenza alimentare dovrebbe far parte di un programma assistenziale completo delle Rsa, proprio per favorire il benessere dell’assistito ed evitare ogni tipo di deterioramento della sua qualità di vita.

Essere malnutriti, infatti, è una condizione di squilibrio tra fabbisogni, assunzione e utilizzo di nutrienti, che porta all’aumento della morbilità e della mortalità.

Anche nei paesi industrializzati la denutrizione sta diventando un fenomeno allarmante, coinvolgendo soprattutto i soggetti anziani istituzionalizzati.

Uno studio multicentrico denominato PIMAI (Progetto Iatrogenic MAlnutrition in Italy), è stato condotto in Italia nel corso del 2005.

Gli obiettivi di questo studio, pubblicato dalla rivista scientifica Plos One, erano di determinare la prevalenza della malnutrizione negli ospedali e nelle case di cura, per valutare il livello di attenzione e misurare la qualità percepita nel cibo e nella cura nutrizionale, in pratica valutare il grado di assistenza alimentare negli ospiti delle Rsa.

Le persone coinvolte nello studio, un totale di 100 soggetti (29 maschi e 71 femmine, di età 80,2±10 anni), sono stati reclutati da gennaio a giugno 2005 in una nota casa di cura romana.

 Tutti i partecipanti sono stati sottoposti a una valutazione geriatrica multidimensionale (considerando parametri nutrizionali, clinici, funzionali e cognitivi) ea un’indagine sulla “qualità percepita” dell’assistenza alimentare.

“Secondo lo stato nutrizionale definito dal Mini Nutritional Assessment®, l’analisi dei dati ha mostrato un’alta prevalenza di malnutrizione (36%) soprattutto legata all’età avanzata, ai disturbi della masticazione, cognitivi e funzionali. 

I pazienti sembravano considerare l’alimentazione importante per la loro salute; d’altra parte, non erano completamente soddisfatti della qualità del cibo. 

In particolare, è stata osservata scarsa attenzione allo stato nutrizionale da parte del personale medico e infermieristico” scrivono gli autori.

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Lo studio conferma la necessità di prestare maggiore attenzione all’assistenza alimentare nei soggetti anziani istituzionalizzati.

I team medici e infermieristici devono essere consapevoli dell’importanza di eseguire una valutazione dello stato nutrizionale in questi sottogruppi di soggetti.

Una cattiva assistenza alimentare comporta costi elevati per il Servizio Sanitario Nazionale a causa della maggiore vulnerabilità che essa provoca negli ospiti delle Rsa e, quindi, una reiterazione dei ricoveri.

Nel dettaglio gli ospiti delle Rsa mostravano problemi di tipo gastrointestinale ma anche sintomi di depressione oltre che un rallentamento cognitivo causati da un mancato protocollo di assistenza alimentare.

Il processo di invecchiamento peggiora lo stato nutrizionale e, coerentemente con diversi studi, nel campione analizzato i soggetti malnutriti erano più anziani delle controparti non malnutrite (83,6±9 vs 73,7±10 anni).

Per quanto riguarda i parametri sociali e culturali, la solitudine, la povertà e un basso livello di istruzione sono considerati fattori di rischio per l’anoressia nell’anziano.

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Gli autori sottolineano come “le persone che vivono in solitudine tendono a ridurre il numero dei pasti giornalieri e l’assunzione di proteine, frutta e verdura”.

Lo studio SOLINUT sostiene l’ipotesi che l’isolamento sociale sia associato ad un apporto calorico inadeguato a coprire il normale fabbisogno energetico giornaliero. 

“Nel nostro studio – continuano gli autori- queste associazioni non sono completamente verificate, sebbene sia evidente una tendenza: soggetti con basso livello di istruzione e pazienti vedovi sono più frequentemente malnutriti”.

 

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