I runners nel centro del mirino nei processi di ricerca di evitamento di contagio da virus Sars-Cov 2.
Un gruppo di ricercatori della Eindhoven University of Technology e dell’Università di Lovanio, ha stabilito, dopo una ricerca, ( http://www.urbanphysics.net/Social%20Distancing%20v20_White_Paper.pdf ) che la classica distanza di un metro non garantirebbe la sicurezza dal contagio di Covid-19 per chi corre all’aperto.
Attraverso una simulazione video, il gruppo olandese-belga, avrebbe riconosciuto la persistenza del virus Sars Cov2 nella scia lasciata da chi ci precede lungo la via della corsa con una resistenza che raggiunge i 20 metri di distanza.
Il responsabile dello studio Bert Blocken, professore di aerodinamica, ha dichiarato “Quando ti muovi, corri, vai in bici, cammini, in realtà stai creando un’area dietro di te che viene chiamata scia”, una scia di “droplets” o goccioline che potrebbero essere infette.
La ricerca si è occupata di stabilire un distanziamento efficace contro il contagio, un distanziamento di almeno 4 metri.
Dalle simulazioni laboratoriali, infatti è risultato che un forte vento potrebbe considerarsi un buon vettore di droplets e disseminare, quindi, il virus nell’ambiente esterno.
Questa condizione metereologica interesserebbe, quindi, i runners in primo luogo, maggiormente esposti a questo tipo di situazione.
La ricerca parla esplicitamente di una scia, un “risucchio” per cui le particelle potrebbero persistere nell’aria.
Secondo lo studioso Blocken, considerati gli studi effettuati in laboratorio, sarebbero necessari 4 metri di distanziamento quando si cammina veloci all’aperto, fino a una distanza di 10 metri di sicurezza quando si corre.
Discorso simile anche per i ciclisti che dovrebbero anche raddoppiare le distanze.